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Cena a tema: viaggio intorno all’Asia in 9 piatti

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Cena a tema: viaggio intorno all’Asia in 9 piatti

Kambei Shimada (Takashi Shimura): "Noi samurai siamo come il vento che passa veloce sulla terra, ma la terra rimane e appartiene ai contadini." dal film I Sette Samurai, 1954

  • Medio

Istruzioni

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Ultimo aggiornamento il 9 Ottobre 2021 by Cristina Perrone

Quanto sono andata dietro a questa cena dei piatti dell’Asia. Ne avevo una voglia incredibile. Questo perché seguo da tempo su YouTube moltissimi canali orientali: coreani, cinesi, giapponesi, e tutte le volte che li guardo vengo presa da una voglia incontenibile di rifare i loro piatti. Così, complice mia sorella (siamo un’associazione a delinquere per quello che riguarda le cene strane!), ci siamo decise. Ho aspettato che venissero da noi per le ferie ad Agosto, e abbiamo fissato una sera per fare la cena. Che si divide in ben 9 (nove) piatti diversi. Ho deciso di fare 4 tipi di ravioli diversi, 2 tipi di noodles, 1 pollo, 2 dessert.

Il motivo per cui ho fatto così tanti ravioli è che in Asia ci sono veramente milioni di tipi di ravioli, al vapore e non. Tendenzialmente sono abbastanza simili, ma diventano unici a seconda delle piccole variazioni del ripieno, della cottura e delle salse.

Il lavoro non è stato faticosissimo perché i ravioli li avevo preparati tranquillamente nell’arco del mese prima e congelati, e per farli ci ho messo veramente poco. Avevo deciso di farne due a testa, per cui 8 ravioli di ogni tipo non è quel gran lavoro, ho fatto come numero molti più ravioli e tortellini nostrani e per molte più persone.

Ho preparato e congelato in anticipo anche un dessert. Il pollo l’avevo messo a marinare il giorno prima, per cui il giorno della cena ho fatto le varie salsine e terminato giusto due o tre cose. Sì perché ogni piatto ha la sua, e solo sua, salsina, e io volevo assaggiarle tutte, se faccio 30 ormai faccio 31. Considerando che ogni salsina mi ha preso una ventina di minuti circa se non meno, anche lì non ho dovuto ammazzarmi di lavoro. Preparate e messe in frigo coperte. Alcuni piatti li ho fatti espressi ma non è stato un lavoro eccessivamente gravoso.

Così almeno mi sono finalmente tolta lo sfizio. L’ho fatta e non credo che la rifarò a breve, ma a brevissimo, uno alla volta quando mi verrà voglia, rifarò questi piatti perché sono stati veramente deliziosi, anzi di più. Ho servito il tutto in questo modo: prima i ravioli, poi i noodles, poi il pollo e alla fine i dessert.

Fra l’altro per il pollo avevo comprato quei mini barbecue usa e getta a carbone. L’ho messo in mezzo al tavolo e ci siamo direttamente cotti i nostri spiedini a nostro piacimento. E’ stato davvero conviviale al massimo.

Ovviamente, se vogliamo davvero avvicinarci ai sapori orientali, dovremo fare un po’ di spesa nei negozi etnici e comprare spezie e ingredienti. Non sarà assolutamente una gran spesa, perché io per prendere alcuni alimenti particolari ho speso veramente ma veramente poco, e poi molti li avevo già, io sono stra-appassionata di etnico.

Pronti? Un unico post, e tante tante ricette da varie nazioni dell’Asia. Iniziamo.

 

PRIMA DI TUTTO:

La salsa al peperoncino cinese

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salsa-al-peperoncino-cinese

 

 

Questa non deve mancare. E’ la base proprio basica. La sera della cena è stata praticamente ridotta a meno della metà, e avevo un vasetto pieno come questo in foto. Ma oltre che durante la cena, l’abbiamo messa dappertutto, e ne ho fatto un altro vasetto da mezzo litro giusto per mia sorella che se l’è portata a casa, ormai innamorata e preda di grande ed incontenibile passione per questa salsa. L’abbiamo messa nelle insalate, in un semplice riso in bianco, nella pasta al burro e al sugo, sulla carne alla piastra, anche su un piccolo tagliere di formaggi misti che ci eravamo fatti, questa salsa è come il colore nero: va su tutto!

 

I RAVIOLI:

 

E’ stata una bella lotta scegliere quali ravioli fare. Il territorio asiatico vanta una miriade dei cosiddetti “dumplings”. Li usano come cibo da strada, per occasioni particolari, per il capodanno, e via così. Fra l’altro ci sono molte contaminazioni, nel senso che è facile trovare ravioli simili per forma e/o ripieno da una nazione all’altra. Così mi sono dovuta ingegnare per fare qualcosa di particolare. E soprattutto qualcosa che mi piacesse.

 

Mandu (COREA):

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i-mandu-e-la-loro-salsa

 

 

Su alcuni canali coreani di YouTube continuavo a vedere questi ravioloni, grossissimi e ciccioni. Per cui il passo era breve: dovevo farli! Li usano in Corea in occasione di grossi eventi celebrativi, come matrimoni o a capodanno. Si credeva che portassero buona sorte, la loro forma infatti serve a contenere la fortuna.

Sono generalmente riempiti di carne e/o verdure, ma i più usati sono quelli col ripieno a base di kimchi o di dangmyeon, ossia dei vermicelli cinesi a base di fecola di patate conosciuti anche come crystal noodles, perché sembrano trasparenti come vetro. Io ho deciso di fare quest’ultima versione perché mi incuriosivano da matti. In Corea c’è una credenza popolare in merito ai mandu: si dice che chi sa piegare bene un bel mandu, avrà un bel figlio. E se riuscirà a fare delle torte di riso coreane (songpyeon) in una forma perfetta, avrà una bella figlia.

 

Momos (NEPAL):

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i-momos-e-la-loro-salsa

 

I momos sono un tipo di raviolo che nasce in Nepal e in Tibet ed è diffusissimo in molte parti dell’India come street food. In Newari, una delle lingue più antiche del Nepal, “mome” significa cucinare al vapore. Momo è per il Nepal ciò che la pasta è per l’Italia ed è disponibile, oltre come diffusissimo street food, in ogni ristorante, hotel e casa di Katmandu e in altre parti del Nepal. Momo è come l’Everest, uno dei simboli del Nepal.

Ora la loro popolarità si sta diffondendo oltre i confini nazionali e, grazie soprattutto alle comunità nepalesi che vivono all’estero, sta diventando popolare anche in altre parti del mondo. Si serve tradizionalmente con un chutney di pomodoro e peperoncino, estremamente piccante. E quando dico estremamente, è ancora meno di quanto uno se lo immagini! Io mi sono tenuta bassa con la piccantezza per permettere a tutti noi di mangiarlo senza ustionarci le tonsille.

 

Soup Dumplings (CINA):

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soup-dumpling-xiaolongbao

 

 

QUESTI, questi ravioli mi hanno entusiasmato fino ai massimi livelli. Un’esperienza sensoriale unica. Il loro nome è Xiao long bao. Soup dumplings non vuol dire “zuppa di gnocchi”, significa “gnocchi ripieni di zuppa”. Vuol dire che oltre il ripieno solido, c’è anche un saporitissimo estratto di carne liquido. In genere usano il maiale, nel mio caso ho usato del pollo. Siccome avevo già dei ravioli col ripieno di maiale, ho cercato qualcosa che contenesse del pollo.

E ho trovato una ricetta davvero incredibile, è come se si ricavasse del puro estratto liquido di pollo. E sono contenta di aver imparato qualcosa di nuovo. In vita mai non ho mai mangiato qualcosa di così buono ed estremamente elegante e raffinato. E non ha una salsa apposita. Nel senso che si serve solo con una ciotolina di aceto cinese, o il nostrano aceto di mele, con dei filetti sottili di zenzero. Basta. E posso capire il perché, una salsa coprirebbe il sapore incredibile di questi ravioli.

 

Gyoza (GIAPPONE)

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gyoza-o-jiaozi

 

 

I classici gyoza. Fatti in padella risultano abbrustoliti sotto, cotti al vapore sopra. Li avevo già fatti qualche anno fa, anzi ad essere precisi qualche anno fa li avevo messi sul sito, ma li faccio da almeno e più di 10 anni. Adoro questa strana commistione fra il croccante inferiore e il morbido superiore. Si possono fare anche bolliti o al vapore, ma io li adoro fatti in padella. E’ lì il loro buono e la loro particolarità. Rimando al mio vecchio link, tanto è esattamente così che li ho fatti. E per l’ennesima volta sono stati spazzolati alla velocità della luce.

L’unica differenza col vecchio post è che li ho serviti con la loro salsa, fatta con:

4 cucchiai di aceto di riso, 4 cucchiai di salsa di soia, 1 cucchiaino di fiocchi di peperoncino, 1 spicchio d’aglio tritato, 1 cucchiaino di radice di zenzero fresco tritata, 3 cucchiai di cipollotti affettati sottilmente, 1 cucchiaino di olio di sesamo. Tutto insieme e mescolato, la salsina per i gyoza è pronta

 

I NOODLES:

 

Ma di che stiamo parlando? I noodles in oriente sono milioni, fatti in maniera diversa, conditi in maniera diversa, freddi, caldi, nelle zuppe, asciutti, vegetariani, con carne, con pesce, nei ripieni, e chi più ne ha più ne metta. Gli stessi noodles sono fatti in maniere diversissime fra loro: con farina di riso, di soia, con amido di patate, con grano saraceno, e altri millanta milioni di modi, di materia prima e condimenti.

Quindi io ne ho fatti due tipi, fra quelli che mi avevano incuriosito/colpito di più. E soprattutto quelli che non avevo mai assaggiato e che mi divertiva l’idea di assaggiare. Una ricetta è con i gamberi, con una salsa particolare, e gli altri sono dei noodles freddi, che i giapponesi amano mangiare durante le estati afose.

 

Somen ( GIAPPONE):

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i-somen-e-la-loro-salsa

 

 

Ero troppo curiosa di assaggiarli. I somen sono dei particolari spaghetti, molto sottili tipo capellini, che si presentano con dei cubetti di ghiaccio e si mangiano freddi, con una salsa particolare apposita fredda anche lei, la salsa tsuyu. In inverno invece si mangiano caldi nelle zuppe e si chiamano “nyumen”.

Non ci credevo molto, avevo l’idea che questo trionfo di freddo lasciasse il piatto senza sapore. Come al solito mi sono sbagliata, così imparo a dare giudizi prima di  assaggiare. Li abbiamo mangiati e stramangiati, erano piacevolissimi ed estremamente umami, cioè sapidi, grazie alla particolare salsina di accompagnamento. Mamma mia quanto erano buoni.

 

Garlic shrimp with vermicelli noodles, gamberi all’aglio con vermicelli al vapore (CINA)

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vermicelli-di-riso-e-gamberi-in-salsa-allaglio

 

 

Non so se questa ricetta è tradizionale o meno, così a naso oserei dire di no, ma so che un semplice piatto di spaghetti di riso, cotti al vapore coi gamberi, e arricchiti da una salsa a base di aglio, è risultata incredibile. Solo 5 minuti di cottura a vapore, il tempo per fare questo piatto si aggira intorno ai 15 minuti. Poco tempo, ma una delizia estrema. Ecco perché amo i piatti orientali, sono sempre un’esplosione di sapore. Ma soprattutto le salse, sono state una rivelazione.

 

IL SECONDO PIATTO:

 

Il secondo piatto come definizione, ma in effetti era la settima portata. Ho deciso per un pollo satay. Non l’avevo mai assaggiato, poi mi tentava la sua salsa alle arachidi, e così l’ho fatto. Ovviamente avevo fatto due spiedini a testa, ma nonostante tutto ce ne saremmo mangiati altrettanti.

 

Pollo Satay (INDONESIA)

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pollo-satay-e-salsa-alle-arachidi

 

 

Il pollo satay è una preparazione molto semplice, ma estremamente gustosa. Il pollo viene fatto marinare una notte, poi messo su spiedini e cotto su una griglia. La marinatura è un tripudio di spezie e profumi. Degna di nota la salsina che lo accompagna, fatta con una base di pasta di arachidi.

E’ così speziato e profumato, che mentre la sera prima io e mia sorella preparavamo la marinata non finivamo di bearci (e di assaggiare) la marinata. Mancava poco che ci mangiassimo il pollo crudo a morsi da come era buona, ma soprattutto i profumi. La mia cucina era un tripudio di profumi speziati. E non ha deluso nemmeno all’assaggio. Si sentivano perfettamente tutti quei magnifici sapori.

 

I DOLCI:

 

Eh sì, c’è stato spazio anche per i dolci. C’erano due cose che volevo assolutamente assaggiare: il classico mango sticky rice thailandese, e il mitarashi dango giapponese. Fra l’altro è vero che le portate erano tante, ma erano assaggi, non piattoni pieni. Questo ci ha permesso di arrivare fino in fondo. E devo dire che questi due dolci mi andavano a pennello, nel senso che non sono eccessivamente dolci, come piace a me, e sono particolarmente gustosi. Poi io adoro il mango, lo metterei anche nel cappuccino.

 

Mango sticky rice (THAILANDIA)

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mango-sticky-rice

 

 

La traduzione in italiano di “mango sticky rice” è “riso appiccicoso al mango“. Questo dessert è infatti fatto con un riso particolare, il riso glutinoso, che viene cotto a vapore. E’ difficile spiegare il risultato finale, ma per cercare di essere più chiara possibile è come mangiare un morbidissimo budino di riso e latte di cocco dolce, ricoperto di una crema di latte di cocco leggermente salata, con del mango accanto. E’ qualcosa di veramente incredibile.

 

Mitarashi Dango (GIAPPONE)

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mitarashi-dango
© Can Stock Photo / akiyoko

 

 

Il dessert precedente era fatto col riso glutinoso, questo con la farina di riso glutinoso. Ma è casuale, io volevo proprio assaggiare questi dolci qua, ho scoperto dopo che avevano qualcosa in comune. I dango sono dei tipici dolci giapponesi, delle piccole polpettine che vengono presentate su degli spiedini. Sono prima bollite e poi passate leggermente in padella o col caramellatore a torcia. Vengono poi avviluppate in una salsa di soia dolce. Volendo si può mangiarle anche con una marmellata di azuki. Io li ho provato in tutte e due i modi. Bhe faccio fatica a decidere quale sia il più buono.

 

CONCLUSIONI FINALI:

 

E’ stata una cena che mi ha soddisfatto pienamente. I ravioli avevano tutti il loro carattere netto: i soup dumpling erano eleganti e raffinati, i momos erano più rustici e leggeri per via del ripieno vegetariano, i mandu erano gustosi e ciccioni e i gyoza erano i soliti, cari ravioli che amo mangiare. I noodles buonissimi, e molto particolari i somen freddi, assieme alla loro salsa estremamente sapida e umami. Il pollo satay ci ha fatto impazzire tutti: intanto marinato una notte nelle spezie era rimasto morbidissimo, e la salsa alle arachidi era spaziale. Poi simpaticissima l’idea di cuocerlo direttamente sul tavolo a nostro gusto. E i dolci sono stati una piacevolissima rivelazione. Che dire, finalmente mi sono tolta lo sfizio.

Certo mi sono dovuta organizzare. Durante il mese prima avevo già preparato i ravioli e li avevo congelati, in modo da trovarmeli pronti il giorno della cena. Avevo preparato e congelato anche i dango, il pomeriggio li ho solo dovuti bollire e ho fatto anche il mango sticky rice, così il tempo che si raffreddava era il momento di servirlo. La sera prima della cena ho marinato il pollo, e il giorno dopo in mattinata ho fatto tutte le salsine, e il pomeriggio ho finito le ultime cose.

Anche i somen, che vanno mangiati freddi, li ho potuti preparare un’oretta prima. Per cui sì lavoro ce n’è stato, ma almeno giocando di anticipo non mi sono ammazzata la sera a cena e ho diviso la fatica in più tappe. E comunque è stato divertentissimo. Organizzandomi in questo modo sarà possibile replicare questa cena, magari con piatti diversi. 🙂

 

 

 

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